sabato 1 marzo 2014

La Venere della moda: Liana Amicone

In questo numero ho l’onore di incontrare Liana Amicone. Al suo nome si legano molti degli eventi più seguiti della moda soprattutto romana. Moda e sociale è un connubio di sua invenzione, una carta risultata vincente come in “Modelle & Rotelle”, il concorso – con madrina Patrizia Mirigliani nella seconda edizione – che ha visto sfilare in passerella ragazze disabili e non, vestite da grandi maison tra le quali Gattinoni, Renato Balestra, Gai Mattiolo, Antonella Rossi, Giada Curti, Nino Lettieri e Gianni Sapone. Un innovativo format che ha attirato l’attenzione della stampa nazionale.
Liana Amicone oltre ad essere ideatrice e organizzatrice di eventi è anche presentatrice e una talent scout di grande fiuto di stilisti e modelle. Tra le sue scoperte più recenti gli stilisti Giuseppe Iaciofano (marchio Gianco), e Ivan Iaboni. Scavando nel suo passato scopro che la passione per la moda nasce crescendo ed immergendosi tra i tessuti colorati dell’atelier della madre, che cuciva abiti di alta moda da lei stessa creati. Buon sangue non mente, e alcuni modelli creati da Liana Amicone hanno sfilato a New York, ricevendo ampi consensi di critica. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha esordito giovanissima in televisione come giornalista di un telegiornale multilingue per un circuito network, dove oltre ad essere inviata esterna curava anche gli spot pubblicitari nelle vesti di speaker, con un passato da valida pittrice e scenografa teatrale.
Liana Amicone è un vulcano inesauribile di creatività, progetti sempre in cantiere, idee nuove, un’artista poliedrica. Le chiedo di anticiparmi i progetti sui quali sta lavorando in questo periodo.
“Intanto l’Accademia dello Spettacolo di Roma mi ha proposto di entrare a fare parte del corpo docente in qualità di esperta di comunicazione. Poi non mancano i progetti con il sociale che mi stanno molto a cuore e un programma televisivo che coinvolgerà anche alcuni personaggi noti al grande pubblico. Stiamo lavorando sulla puntata zero”.
D: Partendo dal presupposto che entrambe amiamo l’arte, e considerato che Roma è la città dell’arte, cosa pensi dell’abitudine sempre più diffusa tra gli artisti di portare la loro arte all’estero dove viene maggiormente apprezzata rispetto all’Italia?
R. “Sono d’accordo ad esportarla, a patto che non si strumentalizzi. L’arte non deve essere anzitutto business. Cito a riguardo un amico che non molto tempo fa, parlando appunto dell’industrializzazione e quindi della mercificazione dell’arte, mi disse: meglio un brutto quadro che una bella stampa. Si è diffusa l’abitudine a prodotti commerciali perché più economici a tutto discapito del bello e creativo. E questo sicuramente mortifica l’arte.